Decarbonizzazione nella supply chain: riduzione delle emissioni Scope 3
La decarbonizzazione della supply chain è ormai una priorità strategica per le aziende che desiderano coniugare redditività, resilienza e sostenibilità. La pressione normativa, le aspettative dei consumatori e gli impegni aziendali verso il net-zero impongono di guardare oltre le emissioni dirette: la vera sfida si gioca sullo Scope 3, ovvero le emissioni indirette generate da fornitori, trasporti e distribuzione.
In questo articolo analizziamo come la pianificazione predittiva e le tecnologie basate sull’intelligenza artificiale stiano trasformando la gestione del carbonio nelle operazioni, dalla misurazione alle decisioni strategiche.
La sfida dello Scope 3 nella decarbonizzazione della supply chain
L’impatto ambientale di una supply chain non si limita alle emissioni prodotte all’interno degli stabilimenti o dei mezzi aziendali. La maggior parte della CO₂ proviene infatti da attività esterne all’organizzazione: materie prime, trasporti, imballaggi o persino l’uso del prodotto finale.
Mentre molte imprese sono riuscite a ridurre le proprie emissioni dirette, lo Scope 3 continua a rappresentare il punto cieco della sostenibilità aziendale. Misurarlo e ridurlo richiede dati accurati, collaborazione tra partner e strumenti capaci di analizzare migliaia di variabili in tempo reale.
Cosa sono gli Scope 1, 2 e 3 e perché il terzo è il più critico
Secondo il Greenhouse Gas Protocol (GHG Protocol), le emissioni si suddividono in tre categorie:
- Scope 1: emissioni dirette provenienti da fonti controllate dall’azienda (veicoli aziendali, caldaie, macchinari).
- Scope 2: emissioni indirette legate al consumo di energia elettrica o termica.
- Scope 3: tutte le emissioni indirette generate lungo l’intero ciclo di vita del prodotto, dai fornitori al consumatore finale.
Lo Scope 3 è il più complesso da gestire perché coinvolge l’intera rete del valore. Ogni fornitore, ogni anello logistico e ogni decisione operativa contribuiscono alla carbon footprint complessiva. Senza visibilità e dati integrati, qualsiasi strategia di riduzione resta incompleta.
Perché il 70–80% delle emissioni totali proviene da fornitori e trasporto
Le ricerche di settore stimano che tra il 70 e l’80% delle emissioni aziendali si concentri al di fuori del controllo diretto dell’impresa. Trasporti internazionali, produzione di componenti, imballaggi e stoccaggio rappresentano le principali fonti di CO₂ nella supply chain.
Ecco perché gli impegni ESG più avanzati non si limitano più all’efficienza energetica interna, ma includono una pianificazione sostenibile degli approvvigionamenti e della logistica. Ridurre l’impronta dei trasporti, scegliere fornitori con certificazioni ambientali e pianificare la produzione in base alla domanda reale sono passi fondamentali verso una decarbonizzazione completa.
Come digitalizzazione e tracciabilità stanno rivoluzionando la misurazione dell’impatto climatico
Per anni le emissioni Scope 3 venivano stimate attraverso medie o fattori generici. Oggi, grazie alla digitalizzazione, è possibile misurare con precisione l’impatto reale di ogni processo.
Le piattaforme SaaS più evolute raccolgono informazioni in tempo reale dai sistemi ERP, TMS e WMS, combinandole con dati su consumi energetici, rotte logistiche e fornitori.
La tracciabilità digitale consente di conoscere l’origine di ogni lotto, identificare la relativa carbon footprint e prendere decisioni operative con una visione d’insieme. Si passa così da una gestione basata su report annuali a un controllo dinamico e predittivo dell’impatto ambientale.
Misurazione e controllo delle emissioni: dall’estimazione al dato concreto
La riduzione delle emissioni inizia da una misurazione affidabile. Senza dati coerenti e tracciabili, è impossibile definire obiettivi realistici o valutare i progressi. In questa fase, la sfida è passare dalla stima alla quantificazione accurata.
Le aziende leader in sostenibilità adottano strumenti basati su IA e modelli predittivi che integrano informazioni operative, finanziarie e ambientali in un’unica piattaforma. Il risultato? Decisioni fondate su evidenze, non su ipotesi.
Il ruolo del GHG Protocol nella standardizzazione del calcolo della carbon footprint
Il GHG Protocol rappresenta lo standard globale per la misurazione e il reporting delle emissioni. Fornisce un quadro comune che consente di confrontare i risultati tra aziende, settori e Paesi.
La sua adozione è cruciale per evitare duplicazioni e garantire che tutti gli attori della catena calcolino le emissioni secondo criteri condivisi.
Grazie a questo framework, le imprese possono strutturare i propri dati per attività, prodotto o fornitore, facilitando la priorità delle azioni e l’integrazione degli obiettivi nella pianificazione strategica.
Integrazione dei dati operativi con metriche ESG nelle piattaforme SaaS
I sistemi SaaS dedicati alla pianificazione della supply chain si stanno evolvendo per integrare indicatori ESG direttamente nei modelli decisionali.
Questo consente a variabili come consumo energetico, modalità di trasporto o provenienza dei materiali di influire sul piano principale, anziché essere gestite come semplici report.
Quando la sostenibilità entra nel modello di ottimizzazione, ogni decisione logistica o produttiva diventa un’opportunità per ridurre le emissioni. In questo modo, l’azienda può bilanciare obiettivi finanziari e ambientali nello stesso ambiente di pianificazione.
Come garantire qualità, granularità e tracciabilità dei dati per decisioni affidabili
La qualità del dato è il pilastro di ogni strategia di decarbonizzazione. Senza granularità e tracciabilità, i modelli predittivi perdono efficacia.
Le best practice prevedono l’uso di fonti primarie (dati reali di consumo e trasporto) anziché medie stimate, e l’automazione della raccolta per ridurre gli errori umani.
La tracciabilità dei dati, sapere da dove provengono e come sono stati elaborati, garantisce trasparenza verso auditor e autorità. In un contesto in cui le dichiarazioni ESG sono sempre più sotto controllo, disporre di una base dati solida è tanto importante quanto ridurre le emissioni.

Strategie pratiche per ridurre le emissioni Scope 3
Ridurre lo Scope 3 non significa solo redigere report o prendere impegni: servono azioni concrete, misurabili e coordinate. La pianificazione predittiva aiuta a individuare i punti di maggiore impatto e a proporre strategie operative basate su dati reali.
Ecco tre approcci particolarmente efficaci:
Ottimizzazione delle rotte, dei trasporti e degli imballaggi sostenibili
Il trasporto è tra i principali generatori di CO₂. Una pianificazione supportata dall’IA può riprogettare le rotte, consolidare i carichi e scegliere modalità di trasporto più efficienti.
Le simulazioni di scenario permettono di confrontare l’impatto di ogni alternativa (camion, treno, nave o aereo) bilanciando costi, tempi e impronta di carbonio.
Anche il packaging ha un ruolo chiave: l’utilizzo di materiali riciclabili o formati modulari riduce il volume logistico e le emissioni associate.
Pianificazione collaborativa con fornitori a basso impatto
Un approccio collaborativo è essenziale per affrontare il cuore dello Scope 3. Integrare i fornitori nella pianificazione consente di condividere previsioni, sincronizzare consegne e allineare obiettivi ESG.
Grazie alle piattaforme SaaS, i dati su consumi, trasporti e produzione si aggiornano in tempo reale, creando una rete efficiente e connessa.
Questo modello non solo riduce le emissioni, ma migliora anche la resilienza e la visibilità dell’intera catena, agevolando decisioni condivise in caso di imprevisti.
Riduzione degli stock e degli sprechi tramite forecasting avanzato
Un eccesso di scorte implica maggiore consumo energetico e rischio di obsolescenza.
Il forecasting predittivo utilizza il machine learning per allineare domanda e produzione con alta precisione, evitando sia la sovrapproduzione che le rotture di stock.
Ridurre gli sprechi non solo migliora la sostenibilità ambientale, ma anche l’efficienza economica: meno prodotti in magazzino significa meno energia, meno trasporti e minori emissioni indirette.
IA e pianificazione predittiva al servizio della sostenibilità
L’intelligenza artificiale non si limita più a prevedere la domanda: oggi è un vero motore per ottimizzare la sostenibilità.
Attraverso algoritmi di machine learning e simulazioni avanzate, le aziende possono anticipare l’impatto ambientale delle proprie decisioni e scegliere l’alternativa più efficiente in termini di costi ed emissioni.
Come l’IA consente di simulare scenari di riduzione della carbon footprint
I modelli basati su IA permettono di creare scenari “what if” che mostrano l’effetto di ogni scelta sull’impronta totale.
Per esempio, un’azienda può confrontare l’impatto dell’aumento della produzione locale rispetto all’importazione, o della variazione della modalità di trasporto su una determinata rotta.
Queste simulazioni, un tempo impensabili con semplici fogli di calcolo, offrono una visione chiara del ritorno ambientale ed economico di ogni strategia.
Digital twins e modellazione dell’impatto ambientale nella pianificazione
I digital twins riproducono virtualmente l’intera supply chain: stabilimenti, magazzini, fornitori, rotte e clienti.
Integrando le variabili ESG, il gemello digitale può calcolare in tempo reale l’impatto ambientale di ogni attività, adattando le decisioni operative agli obiettivi di riduzione delle emissioni.
Questo approccio combina agilità e precisione, consentendo di testare diverse alternative senza interferire con le operazioni reali e ottimizzando contemporaneamente costi, servizio e sostenibilità.
Equilibrio tra costi, servizio e sostenibilità: il nuovo approccio del S&OP verde
Il processo di Sales & Operations Planning (S&OP) evolve verso una versione più ampia: il Green S&OP.
In questo modello, le decisioni non si basano solo su redditività e livello di servizio, ma anche sull’impatto ambientale.
Integrare le metriche di carbon footprint nel piano principale consente a ogni revisione mensile di contribuire alla strategia di decarbonizzazione. Il risultato è una supply chain più equilibrata, efficiente e allineata agli impegni ESG aziendali.

Integrare gli obiettivi ESG nelle decisioni operative
Integrare la sostenibilità nelle operazioni quotidiane è ciò che trasforma una strategia in risultati concreti.
Non basta più avere un piano ESG: è necessario che quel piano guidi ogni decisione logistica, produttiva e commerciale.
Le aziende che riescono in questa integrazione ottengono visibilità, controllo e capacità di risposta, riducendo le emissioni senza compromettere la competitività.
KPIs sostenibili nei processi di S&OP
I KPI ESG devono far parte del cruscotto operativo. Indicatori come emissioni per tonnellata trasportata, energia per unità prodotta o percentuale di fornitori sostenibili sono ormai tanto rilevanti quanto quelli economici tradizionali.
Includerli nel processo di S&OP permette di monitorare costantemente i progressi verso gli obiettivi net-zero, individuando deviazioni e priorità di intervento.
Valutare i trade-off tra efficienza economica e ambientale
Ogni decisione implica un equilibrio tra costi, servizio e sostenibilità. La chiave è quantificare questi trade-off per prendere decisioni informate.
Ad esempio, una rotta più breve può risultare più economica ma più inquinante; una produzione locale può ridurre le emissioni, ma aumentare i costi unitari.
La pianificazione predittiva consente di valutare questi scenari in tempo reale, assegnando pesi diversi alle variabili secondo gli obiettivi strategici dell’impresa.
Come trasformare la sostenibilità in un vantaggio competitivo misurabile
La sostenibilità non è più un costo, ma un vero elemento di differenziazione. Le aziende che integrano metriche ESG nella pianificazione migliorano la reputazione, riducono i rischi normativi e conquistano la preferenza di clienti e partner.
La capacità di dimostrare risultati concreti, ad esempio una riduzione del 15% delle emissioni logistiche o del 10% del consumo energetico per unità, trasforma la sostenibilità in un vantaggio commerciale tangibile e verificabile.
Verso una supply chain net-zero guidata dai dati
La decarbonizzazione della supply chain non si realizza con promesse, ma con pianificazione, dati e tecnologia.
Lo Scope 3 rappresenta la sfida più complessa, ma anche la maggiore opportunità per trasformare le operazioni in leve di cambiamento reale. L’unione di IA, pianificazione predittiva e metriche ESG integrate permette di passare dalla diagnosi all’azione, dall’estimazione alla prova concreta.
In questo nuovo paradigma, le aziende capaci di rendere la sostenibilità un processo operativo misurabile saranno quelle che guideranno la transizione verso una supply chain net-zero, efficiente e resiliente.
In Imperia aiutiamo i nostri clienti a ridurre la loro carbon footprint ottimizzando ogni processo della supply chain. Se anche tu vuoi migliorare la sostenibilità della tua azienda, richiedi subito una demo gratuita con i nostri esperti.
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